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LA STORIA - lunedì 29 aprile 2024 

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[GLI EVENTI BELLICI]

I giorni della Liberazione

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L’ultimo inverno di guerra è terribile. Gli Alleati sono bloccati sulla Linea Gotica, che taglia la penisola da est ad ovest all’altezza della Toscana, mentre le atrocità dei nazisti ai danni della popolazione civile si moltiplicano. Solo all’inizio della primavera il generale Alexander lancia l’offensiva finale: il 21 aprile gli anglo-americani entrano a Bologna e si aprono definitivamente la strada verso la valle del Po.
Le bande partigiane, contemporaneamente, attaccano le città ancora occupate, dove la popolazione civile insorge contro i nazisti e i fascisti. Mentre le truppe anglo-americane incalzano le truppe tedesche in ritirata nella pianura Padana, vaste zone dell’Italia settentrionale e molte città vengono liberate prima dell’arrivo degli Alleati, prima del 25 aprile (Milano, Bologna, Genova, Venezia).
Mai, forse, la storia ha lasciato a così tante città e paesi una data unica e legata alle vicende delle singole comunità come quella del giorno della liberazione dal nazifascismo. In quel giorno quasi sempre è un gruppo di partigiani ad annunciare la fine dell’occupazione nazista. Gli eserciti alleati trovano, per la prima volta in modo così esteso, forme già costituite di autogoverno locale. La Liberazione è salutata dal suono delle campane, dai falò sulle colline, dallo sventolio di vecchie bandiere. La popolazione torna nelle strade, si accalca nelle piazze. In alcuni casi città e paesi, una volta liberati, devono far fronte, ancora per giorni, alle insidie di un esercito in ritirata e allo sbando.

L’ultimo atto del fascismo è il tentativo di fuga prima e la fucilazione poi di Benito Mussolini. All’inizio dell’insurrezione di Milano il dittatore è ancora in città e, di fronte al precipitare degli eventi, tenta di concordare col Comitato di liberazione nazionale una resa onorevole. I dirigenti del Cln però sono irremovibili nel pretendere la resa senza condizioni. Mussolini allora decide la fuga, travestito da soldato tedesco e sotto la scorta delle SS, verso la Svizzera (col progetto di riparare poi in Spagna, ancora governata dal generale Franco). Giunto nei pressi della frontiera, a Dongo, il dittatore viene riconosciuto e catturato da un gruppo di partigiani.
La ricostruzione dettagliata delle ultime ore di vita del duce dopo la cattura e le circostanze della sua esecuzione sono tutt’oggi al centro di un fitto dibattito storiografico. Secondo la versione ufficiale egli viene fucilato per ordine del Cln-Ai, insieme all’amante Claretta Petacci che lo ha seguito nella fuga. Il 29 aprile i loro corpi vengono esposti, insieme a quelli di altri gerarchi, in Piazzale Loreto a Milano, appesi a testa in giù alla tettoia di un distributore di benzina (nello stesso luogo dove in precedenza erano stati ammucchiati i cadaveri di 15 partigiani). Si conclude così, con questo tragico epilogo, un periodo caratterizzato da venti anni di dittatura fascista e da cinque anni di guerra.
Nei periodi seguenti si verificarono varie esecuzioni sommarie e si consumarono molte vendette contro "repubblichini" e collaborazionisti, ritenuti autori o complici delle violenze commesse negli anni dell’occupazione, soprattutto nel cosiddetto “Triangolo rosso” dell’Emilia Romagna.



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