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12 Agosto 2018- Gli interventi di Mattarella, Sassoli, Verona

Messaggio Presidente Mattarella, intervento Sindaco Stazzema Verona, orazione David Sassoli, Ass.re Ceccarelli



Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella,
ha rilasciato la seguente dichiarazione:


« Sant’Anna di Stazzema è nel cuore degli Italiani. Lo spaventoso eccidio nazifascista, compiuto il 12 agosto di settantaquattro anni fa, costituisce uno dei vertici di più sconvolgente disumanità che la guerra seppe toccare, destando orrore tra gli orrori. Al tempo stesso la fermezza e la dignità mostrate dalla popolazione di Sant’Anna nel ricostruire la comunità dopo l’immane tragedia e nel trasmettere ai giovani il ricordo e i valori fondamentali della vita hanno consentito di accumulare tesori preziosi per il Paese intero, il suo tessuto democratico, la sua cultura di pace.
In questo giorno di ricorrenza, desidero esprimere il rinnovato dolore per le tante vite innocenti così crudelmente martoriate, e insieme i sentimenti di vicinanza ai familiari delle vittime, ai discendenti, a tutti coloro che oggi partecipano alle celebrazioni di Sant’Anna di Stazzema.
Il commosso saluto della Repubblica si unisce a quello di tutti gli italiani e di tutti gli europei che considerano irrinunciabile quel patrimonio di libertà, di diritti, di solidarietà che, dopo la Liberazione, i nostri popoli sono riusciti a costruire e che siamo sempre chiamati a difendere da ogni minaccia.
Una spietata ferocia si accanì allora su bambini, donne, anziani inermi, spezzando sentimenti e speranze, oltraggiando i loro corpi, occultando ogni segno di umanità negli stessi aguzzini. A tanto può giungere la violenza, l’odio, la smania di dominio: questa memoria consegna alle nostre coscienze un monito che mai può essere cancellato.
Sta ora al nostro impegno e alle nostre responsabilità, personali e collettive, rafforzare nei tempi nuovi la cultura della vita, la pace tra uomini e popoli liberi, la solidarietà necessaria per dar vita a uno sviluppo davvero condiviso e sostenibile ».

Roma, 12 agosto 2018



Intervento del Sindaco di Stazzema
e Presidente del Parco Nazionale della pace
Dott. Maurizio Verona


Saluto i superstiti e i familiari dei superstiti , le autorità civili, religiose, militari, le associazioni e tutti gli intervenuti. Saluto i colleghi Sindaci della Versilia e di tutta Italia. Saluto i tanti che in questi mesi in momenti che richiedono particolare attenzione hanno scelto di aderire al Comune antifascista con l’impegno di sostenere i valori della Carta di Stazzema nelle azioni della vita quotidiana.
In questo luogo oggi, voglio parlare della parola scelta.
Ogni giorno possiamo scegliere di essere soggetti passivi indifferenti, e quindi scegliere di non reagire alle notizie che quotidianamente ci vengono date rispetto ad episodi disciminatori, ad esseri umani che sparano ad altri esseri umani perché hanno un colore della pelle diverso, rimanere insensibili agli annunci razzisti sui treni emessi attraverso altoparlanti di bordo, con il plauso di un Ministro della Repubblica italiana: si può scegliere di chiudersi nella propria dimensione personale a difesa del nostro piccolo angolo di paradiso,
Oppure possiamo scegliere di essere protagonisti della nostra vita e di lavorare perché al progresso personale, della nostra dimensione professionale, si accompagni quello della società che ci circonda.
Possiamo scegliere di difendere ciò che le generazioni che ci hanno preceduto hanno conquistato con sacrificio scegliendo la strada giusta, la via della democrazia della libertà, del rispetto dei diritti del rispetto degli altri, delle diversità percepite come valori quei valori contenuti nella nostra Costituzione.
Diceva Pietro Calamandrei in un discorso ai giovani del 1955 che dietro a ogni articolo di questa Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in russia, morti in africa, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta questo è un testamento, un testamento di centomila morti”, morti come quelli d0 Sant’Anna di Stazzema.
La Costituzione è nata dalla lotta al nazifascismo, è nata in questi luoghi dove si sono compiuti i più atroci massacri del XX Secolo e ne è l’eredità più bella: per la nostra Costituzione il cittadino è colui che ha dei diritti, ma anche dei doveri, che ha diritto a riunirsi, parlare, esprimere opinioni, di associarsi, di essere uguale ad un altro cittadino di fronte alla legge, a vivere in libertà che non è solo una mera enunciazione di principio, ma anche libertà dal bisogno materiale, il diritto ad un lavoro pagato in maniera proporzionata alla quantità e qualità dello stesso. Un diritto che è anche un dovere a contribuire al progresso della Nazione intesa come insieme di uomini e donne che con il loro ingegno, le proprie intelligenze tengono insieme l’architettura del Paese.
Spesso ci si è persi in un lungo dibattuto sull’architettura costituzionale e abbiamo perso di vista la cosa più importante della nostra Carta che sono i valori ed in principi su cui essa si fonda. Tra i valori importanti c’è la responsabilità che sta dietro alla scelta: ogni cittadina e ogni cittadino può con il suo agire quotidiano fare molto.
Abbiamo notato negli ultimi anni un diffuso senso di scoramento, la propensione ad una sfiducia generalizzata, ad un fatalismo, ad una ricerca di uomini forti che sappiano offrire ricette magiche alla soluzione dei problemi quotidiani. Accompagnato ad esso vi è un sentimento di razzismo che cresce quotidianamente, e viene alimentato dalla paura, che porta ad una crescita degli episodi di aggressioni fisiche verbali, di discriminazione.
La nostra preoccupazione nasce soprattutto in assenza di presa di posizione di condanna da parte dei rappresentanti delle istituzioni, dai quali si assiste invece a dichiarazioni censurabili.
Ebbene, la nostra soglia di attenzione deve crescere assieme al nostro impegno personale: vi sono dei campanelli d’allarme che hanno suonato troppe volte negli ultimi mesi ed anche negli ultimi giorni.
Abbiamo assistito nuovamente all’uso della parola Razza che per fortuna era caduta in disuso per stilare una classifica di qualità tra gli individui. Vi sono pericolosi segnali di ritorno delle ideologie fasciste, il ritorno di simboli, ideologie che speravamo appartenessero al passato, e sulle quali si sminuisce, si minimizza, si ironizza e si vuole segnare un passo indietro rispetto al passato.
80 anni fa la propaganda ci insegnò che esisteva una razza italiana insidiata da una razza nemica, quella ebraica che voleva togliere benessere al popolo italiano: prima gli italiani degli ebrei si disse, e ancora oggi torna questo ritornello. E con quella scusa si tolse il diritto ad insegnanti di religione ebraica ad insegnare nelle scuole italiane, ai docenti universali di educare i ragazzi, ai proprietari di un negozio di vendere, la possibilità di possedere case e beni. Si tolse anche ai bambini di frequentare le scuole: si colpì gli ebrei dove fa più male, nel diritto ad esercitare una professione e il diritto ad una istruzione.
Dopo l’8 settembre la sottrazione dei diritti civili divenne persecuzione. In molti scelsero il silenzio e di assistere indifferenti quando il commerciante ebreo fu privato del proprio negozio, quando il compagno di banco o la compagna di gioco dei propri figli, improvvisamente sparì nel nulla, finiti in un alone di dimenticanza.
I giovani devono conoscere perchè possano scegliere un giorno se restare indifferenti o essere protagonisti, ed è per questo che il primo giorno di scuola del prossimo anno scolastico i nostri ragazzi inizieranno le lezioni alla presenza della presidente dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ed attendiamo se la salute la sosterrà, la senatrice Liliana Segre.
Oggi, invece, di preoccuparci, di creare un cordone culturale contro il pericolo di una deriva, si minimizza, si distorce lo sguardo altrove: certe posizioni, come quelle del ministro Fontana che , lo diciamo a chiare lettere , sono incompatibili con l’incarico di Ministro della Repubblica e più in generale di un amministratore della cosa pubblica. Il 7 Agosto il Consiglio Comunale di Stazzema ha votato un ordine del giorno con cui si chiede conto delle affermazioni del Ministro della Famiglia Lorenzo Fontana che ha proposto di abolire la cosiddetta Legge Mancino che a suo dire ’si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano’. Attendiamo le sue scuse, attendiamo le sue dimissioni.
La legge 25 giugno 1993, n. 205 “Misure urgenti in materia di discriminazione
razziale, etnica e religiosa” sanziona chiunque faccia propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, chi invece istiga, con qualunque modalità, a commettere o commette atti di violenza o di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. La legge condanna gesti, azioni e slogan legati all’ideologia fascista e vieta, infine, ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici,nazionali o religiosi.

Dico al Ministro Fontana di venire a Sant’Anna di Stazzema a dire che bisogna togliere le leggi che puniscono i reati contro i sostenitori di razzismi e violenze. Che venga a raccontarlo ad Enrico, Enio, Adele, Cesira, Mauro, Milena, Siria e a tutti gli altri superstiti della strage che hanno visto cadere accanto a loro padri, madri, fratellini e sorelle, che negli anni successivi non hanno più ritrovato amici di scuola e compagni di gioco perché nazisti e fascisti avevano distrutto tutto.
Vorrei capire e sentire con quali parole riesce a convincerli, vorrei vedere dove e se trova il coraggio di dire loro che fascismo e nazismo sono un qualcosa che si può dimenticare; a loro che hanno avuto una giustizia che è arrivata dopo 60 anni in Italia grazie al cittadino benemerito di Stazzema il Procuratore Marco dei Paolis da poco meritamente promosso a procuratore generale Militare presso la Corte militare d’appello di Roma, e mai in Germania nonostante l’impegno di un’altra nostra cittadina benemerita Gabriele Heinecke, lo dica a loro che hanno dovuto accettare che nessuno abbia mai pagato per quei crimini atroci .
Il Comune di Stazzema nel dicembre 2017 nei giorni in cui si ricordavano i 70 anni dell’entrata in vigore della Costituzione, ha istituito una Anagrafe Antifascista, una comunità virtuale aperta a tutti coloro che si riconoscono che in alcuni valori ed in una serie di principi enunciati su "Carta di Stazzema" che recepisce i valori della Costituzione e i principi della XII Disposizione transitoria che vieta la ricostituzione del partito fascista sotto qualsiasi forma che ha la sua grande attualità oggi.
In un momento in cui forse è fuori moda, non abbiamo avuto paura di parlare di valori e principi.: non abbiamo scelto l’indifferenza di fronte a questa evidente crisi di valori, siamo partiti perché qualcosa di preoccupante sta accadendo. Abbiamo sentito il dovere di non rassegnarci. Principi che credevamo forti e stabili ci sembrano in pericolo. Aderire all’Anagrafe significa parlare e praticare di nuovo tutti giorni quei valori. A sostegno dei valori della nostra Costituzione. A tutti abbiamo chiesto un impegno per la democrazia.
Noi possiamo fare una scelta. Una scelta che non ebbero le donne, i ragazzi, i bambini, gli anziani di Sant’Anna di Stazzema 74 anni fa quando la ideologia del pensiero unico, di morte, di distruzione, di sterminio contro chiunque si trasformò in drammatiche azioni: la popolazione civile diventò strumento di rappresaglia, obiettivo militare per una strategia del terrore che non risparmiò nessuno come accade anche oggi in tutto il mondo in cui si può morire ascoltando un concerto, assistendo ad uno spettacolo di fuochi d’artificio, ad un mercatino natalizio o in un museo.
E’ l’odio che porta altro odio, finchè non si compie quella scelta che ci porta a ricercare nelle grandi tragedie uno spiraglio d’umanità. Ci fu la barbarie e ci fu la forza di persone che scelsero resistere all’orrore, ci fu chi uccise e chi preferì essere ucciso o rischiò la vita piuttosto che perdere la sua umanità. Dopo la battaglia di Solferino e San Martino del 1859 nacque la Croce Rossa e con essa l’idea straordinaria, per cui una persona in difficoltà deve essere aiutata indipendentemente dalla divisa che indossa, dalla sua razza, dalla sua religione. Dopo la prima Guerra Mondiale l’eredità fu la Società delle Nazioni fondata dalle potenze vincitrici della Prima guerra mondiale allo scopo di mantenere la pace e sviluppare la cooperazione internazionale in campo economico e sociale.
Il fallimento della Società delle Nazioni per le sue debolezze intrinseche coincise con la nascite delle grandi dittature del ‘900. L’eredità della Seconda Guerra mondiale fu l’Onu e la nascita delle istituzioni europee, che prima fu commerciale e solo dopo politica. Queste conquiste del ‘900 furono possibili grazie a delle scelte, le scelte di chi nell’oscurità del pensiero dominante non si fecero intimidire e si presero la responsabilità del loro sogno: uomini e donne normali che avevano una visione del futuro più ampia e che anche dal confino, dal carcere, in mezzo ai bombardamenti riuscivano a vedere una Europa in cui gli Stati sarebbero stati fratelli ed i popoli si sarebbero radunati in una federazione di Stati uniti d’Europa all’interno di un mondo senza più guerre.
Ma non è questa l’Europa che vogliamo: non quella della Banca Centrale Europea o dei vincoli. Vogliamo l’Europa dei diritti, in cui tutti possano aspirare a livelli di tutele universalizzate, senza cittadini che debbano venire prima di altri, perché tutti hanno le stesse possibilità e le stesse occasioni in relazione alla proprie capacità, aspirazioni, ciascuno con le proprie opportunità di crescita e di esprimersi. Non è così oggi in una Europa che si arrocca, che gioca in difesa, che presta il fianco alla nascita di nazionalismi, che non riesce a prendere posizione sui grandi temi che non sono quelli della grande finanza, ma sono quelli del lavoro, dei diritti, sulla Pace.
Siamo onorati che il vice presidente del Parlamento Europeo David Sassoli abbia accolto il nostro invito. Abbiamo bisogno di una Europa più protagonista, meno monetaria e più vicina ai cittadini. Un grande europeista come Carlo Azeglio Ciampi, a cui dedicheremo uno spazio nel Parco Nazionale della Pace, con la sua visita in questo luogo il 25 aprile 2000, accompagnato dall’allora ministro della Difesa Sergio Mattarella, di fatto spianò la strada verso la approvazione della legge che istituiva in questi luoghi a Sant’Anna di Stazzema il Parco Nazionale della Pace, unico in Europa, assegnandoci un compito gravoso di parlare del passato perché esso non ritorni e non si ripeta nè qui nè altrove nel mondo e per costruire un mondo senza più guerra..
Migliaia di ragazzi ogni anno vengono a Sant’Anna, come quelli, italiani e tedeschi, che stanno partecipando al campo voluto dal Land del Baden-Württemberg, ma ne potremo ospitare di più quando sarà attività l’Ostello che vogliamo costruire nella casa donata da un superstite Enrico Pieri proprio con quella finalità. Abbiamo chiesto aiuto alla Cancelliera Merkel perché ospitando i giovani e facendo conoscere Sant’Anna si possa parlare di pace a tanti giovani europei e compiere quella giustizia che la Germania non ha portato in fondo per queste vittime.
Chiudo ricordando che pochi giorni or sono ha preso il via il nuovo ente di gestione del Parco Nazionale della Pace, una Istituzione comunale che avrà il compito di far crescere questo luogo come spazio di incontro. All’interno del Consiglio di amministrazione abbiamo persone che possono contribuire alla crescita di questo luogo speciale: il superstite Enrico Pieri, la professoressa Chiara Pellegrini, il giovane Bernard Dika già presidente del Parlamento degli studenti in rappresentanza della Regione Toscana, il Direttore del Coordinamento Enti Locali per la pace, Flavio Lorti, il presidente di ANCI Toscana, Matteo Biffoni, il direttore del polo Museale Toscano, dott. Stefano Casciu ed il sottoscritto.
Abbiamo un compito importante: Sant’Anna dovrà crescere e moltiplicare il suo messaggio di pace., tornare a rivivere con le voci dei ragazzi che vengono, sempre di più, e continuare ad essere un luogo , se si vuole, anche scomodo, che crea qualche scombussolamento e non lascia tranquille le coscienze, che pungola la parte migliore di noi, che ci spinge all’impegno e a ragionare.
La cultura della morte, della rassegnazione, dell’oblio, si combatte solo con la scelta di percorrere la strada talvolta più impervia della vita che presuppone impegno, dialogo, fatica e avere il sogno di costruire un mondo senza più guerre. Proveremo a farlo con iniziative che coinvolgano il mondo dello spettacolo, della musica e della sport, riparlando di valori e principi.
Ce la possiamo fare. Tutti assieme.
Sant’Anna di Stazzema, 12 agosto 2018


Intervento di David Sassoli, vicepresidente del Parlamento Europeo, alla commemorazione della strage di Sant’Anna di Stazzema.

12 agosto 2018
Un saluto ai cittadini di Sant’Anna di Stazzema, alle famiglie dei martiri, ai superstiti, alle autorità civili e religiose, alle associazioni partigiane provenienti da tutta Italia, alle tante rappresentanze comunali presenti e un ringraziamento particolare al Signor sindaco, Maurizio Verona, e all’amministrazione comunale per l’onore che mi ha concesso di rappresentare il Parlamento europeo in questa cerimonia che anno dopo anno non smette di interrogare la nostra coscienza.

L’anniversario della strage è un giorno di lutto non solo italiano ma anche europeo che ogni anno offre nuovi spunti di riflessione per il contesto politico e culturale in cui si svolge.

Quando la memoria ci interroga pone sempre questioni attuali, che coinvolgono noi, il nostro tempo, le nostre difficoltà. Non riguarda solo quello che è stato. E mano a mano che il tempo scolora e allontana la rabbia è solo la lezione che ci consegnano fatti così atroci e disumani a depositare nella coscienza collettiva quegli anticorpi che possono far ripetere “questo, mai più!”.

La strage è figlia naturale della guerra. E la strage di civili è la modernizzazione della guerra. Questi possono essere due punti fermi da acquisire nella nostra riflessione.
Li ritroviamo puntualmente ad ogni passaggio drammatico e in ogni conflitto perché Sant’Anna di Stazzema si lega a Srebrenica, passa per il Rwanda e arriva fino a noi con una analoga metodologia . Il “delitto castale”, come lo definiva Giuseppe Dossetti riferendosi a Marzabotto, non è terminato con la fine del III Reich e del fascismo e con l’arrivo della Liberazione.

In questo piccolo paese sono arrivati giovani massacratori di bimbi e di donne che solo qualche anno prima andavano al catechismo, avranno partecipato al Te Deum o erano discendenti di culture laiche e cosmopolite.

Quale impulso trascinante li ha fatti piombare a Sant’Anna e con metodicità sterminare un paese di povera gente, innocua e pacifica?

Dire follia significa non capire la natura di una sistematica preparazione dottrinaria. Cosa c’è di diverso dalle stragi nei villaggi della Siria, dello Yemen?
La guerra può occupare territori, ma può anche assolvere a un compito di annientamento etnico e razziale. Nell’età moderna era già avvenuto con le guerre di religione e la medesima impostazione la ritroviamo nelle guerre contemporanee. L’idolatria spinge all’annientamento. Lo testimonia la Shoah, ma non solo. Ne è la prova la guerra ai civili. Dalle guerre in stile napoleonico, con gli eserciti schierati, siamo tornati all’idea che il nemico è un essere inferiore, comunque diverso. Annientamento e identità etnica sono le facce della stessa medaglia.

La disumanità, insegna Jacques Semelin, nasce in un momento preciso:la propaganda che ti fa credere che l’altro ti ucciderà fa dell’uomo un assassino.

La guerra contemporanea non si accontenta di spazi e risorse naturali, l’ideologia che la governa vuole cambiare l’uomo.

Quante analogie con l’attualità. Ed ecco perché i morti di Sant’Anna di Stazzema parlano ancora. Ecco perché guardare la storia con gli occhi delle vittime rompe lo schema assassino.

Ma siamo sicuri che riusciremo solo con la memoria ad esorcizzare la guerra e le sue atrocità? E quando saremo rimasti in pochi a ricordare, cosa accadrà?

Ci vuole memoria, ma anche udito. Sì, la memoria deve allenare l’udito per ascoltare i segni dei tempi, per cogliere quelle onde grandi e piccole che si muovono nel fondo delle nostre società e che emergendo possono provocare nuove tempeste. È l’escatologia del profondo di cui parlava Giorgio La Pira.

Chi avrebbe pensato agli inizi del Novecento, vivendo nella Belle Epoque, che da lì a poco si sarebbe scatenata una guerra provocando fra i 15 e 17 milioni di morti? Chi avrebbe immaginato che la famiglia di un ufficiale italiano di religione ebraica che aveva combattuto con valore sul Carso sarebbe stata spedita a Dachau con la complicità del suo governo? Chi avrebbe pensato che l’area dell’Esposizione universale di Belgrado sarebbe diventata un campo di sterminio che avrebbe fatto proclamare al comando tedesco che la capitale serba era “Juden frei”?
Chi avrebbe creduto che uno scialbo pamphlet scritto da un caporale austriaco sarebbe diventata la nuova Bibbia per una generazione di tedeschi e non solo?

La sistematica preparazione dottrinaria si svolge sempre sotto le insegne di valori identitari e il nazionalismo ne è l’ambito naturale. Da idea di libertà, indipendenza e autonomia, il nazionalismo si è trasformato in una ideologia in grado di proteggere, stimolare istinti di sopravvivenza, far prevalere connotati etnici che non fanno fatica a dichiararsi superiori e a rivelarsi razzisti. E il razzismo non è mai una goliardata.

Quando i militari tedeschi accompagnati dai fascisti italiani arrivarono a Sant’Anna di Stazzema e uccisero giovani, anziani, i bambini di qualche anno o di pochi mesi, nessun impedimento etico o morale, nessun richiamo all’onore intervenne a consigliare una umana pietà.

Se fosse soltanto questione militare non ci sarebbero state così tante Sant’Anna di Stazzema in tutta Europa. Non ci sarebbero stati Oradour, Marzabotto, Ascq, la risiera di San Saba, i campi di sterminio e di annientamento.



Per quei ragazzi cresciuti nell’idolatria nazista, quelle donne, quei bambini e quei ragazzi erano “fonti di vita impura”. Da cosa altrimenti sarebbero stati trascinati a sterminare persone inermi se non dal desiderio di esaudire il loro “idolo muto”, come lo definisce San Paolo?

Il nazionalismo che diventa ideologia e si fa idolatria è il virus che la memoria di questo giorno ci consegna.

Memoria e udito, dunque, perché il ricordo non contempli indifferenza ma si traduca in responsabilità e impegni.

Percepiamo che venti minacciosi si annunciano all’orizzonte, sommovimenti che possono condurre a considerare il conflitto come la misura per risolvere i contenziosi. Abbiamo il dovere di deviare questi venti se riteniamo che il ricordo delle vittime di Sant’Anna di Stazzema sia un valore da non tradire.

Le nostre Nazioni, nella collaborazione europea, possono dare ancora molto.

Non è un caso che i nostri vecchi, i padri fondatori della Repubblica, la generazione uscita dalla guerra abbiano indicato nella costruzione europea l’assicurazione per evitare che il passato non si ripeta. Un ringraziamento particolare va a Enrico Pieri, il presidente dell’Associazione martiri di Sant’Anna, insignito nel 2011 del riconoscimento di Cittadino europeo dall’Europarlamento per la sua tenace opera in favore della pace e dell’unità europea.

L’Europa è l’orizzonte della vita dei nostri paesi. Da soli e divisi saremmo marginalizzati. Ma una Europa unita, solidale, un’Europa dei diritti, un’Europa sociale è un riferimento anche per gli altri, utile ad umanizzare i processi di globalizzazione. L’Europa è una grande occasione per cambiare anche gli altri, e dare al mondo l’esempio che una tragedia come quella della guerra non è stata vissuta invano.

I nostri paesi, tutti, posseggono valori e know how, cultura e grandi tradizioni, ma fuori dal quadro europeo potrebbero far riemergere istinti e idoli che abbiamo ben conosciuto.

Gli stessi idoli che accompagnarono fin qui, all’alba del 12 agosto 1944, i tedeschi della16a SS Panzergranadier Division “Reichsfürer”, comandata dal generale Max Simon, e gli italiani della 36ª brigata "Mussolini", che in meno di mezza giornata uccisero 560 persone. Tra le vittime 130 bambini.I nazifascisti rastrellarono i civili, li chiusero nelle stalle o nelle cucine delle case, li uccisero con colpi di mitra, bombe a mano, colpi di rivoltella. Una mattanza.

La vittima più giovane, Anna Pardini, aveva solo 20 giorni. Ricordiamo la sorella maggiore Cesira, Medaglia d’Oro al Merito Civile, miracolosamente superstite, che riuscì a recuperare la sorellina tra le braccia della madre ormai morta. La piccola Anna morì pochi giorni dopo nell’ospedale di Valdicastello.

L’idolatria si è scatenata a Sant’Anna di Stazzema, ma anche a Forno dove SS tedesche e italiani della X Mas massacrarono 72 persone e altre 340 vennero trucidate fra Valla, Bardine e Vinca, nel comune di Fivizzano. E ancora 33 civili uccisi a Pioppeti di Montemagno, 108 a Mezzano, 72 a Bergiola per poi continuare a Marzabotto.

“Quando si dice che la storia è maestra di vita - avvertiva Gaetano Salvemini - si rischia di dire una grande banalità. La storia non ci dice cosa dobbiamo fare, ma solo da dove veniamo”. E questo è molto utile per sapere cosa dobbiamo mettere a fuoco, quali istinti tenere a bada.

Siamo orgogliosi che nell’ottantantesimo anno dalla promulgazione delle ignobili leggi razziali in Italia, il nostro Presidente della Repubblica abbia nominato senatrice a vita la Signora Liliana Segre, superstite dei campi di sterminio. È stato un segno che ci ricorda quanto le nostre radici siano ancora legate alle cataste di cadaveri che il nazismo e il fascismo hanno ammassato lungo le strade d’Europa.

Ma se questo lo riteniamo utile per noi e per le generazioni future, allora non possiamo fermarci alla simbologia. Per questo oggi chiudere gli occhi davanti alle vittime delle altre guerre è una complicità, così come lo è non dare valore alle vittime, a tutte le vittime, a quelle della guerra o a quelle del mare.

Insegnare una paura disumanizzante porta sempre al peggio e abitua a non considerare il valore della persona come il bene da proteggere sempre e comunque.

La storia di Sant’Anna di Stazzema e delle altre stragi italiane ed europee continua a insegnare molto e a richiamarci a non considerare le grandi conquiste ottenute come un bene ricevuto una volta per sempre.

La democrazia è un sistema fragile e va protetto; le istituzioni nazionali ed europee sono spesso imperfette, ma non possono essere calpestate perché rappresentano comunque il grado di convivenza possibile.

L’istituzione che rappresento non intende dimenticare e indietreggiare, ma per sostenere la sfida serve opinione pubblica, popolo, cittadini consapevoli. La politica non dimentichi mai che la democrazia conquistata dalla mitezza delle vittime è quella dell’art. 3 della nostra Costituzione, per cui “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Questa è l’Italia di Sant’Anna di Stazzema. E questi sono i valori che l’Europa non deve perdere.

Signor Sindaco, a lei e alla sua comunità, grazie di continuare a credere che il modo migliore per onorare i nostri martiri sia quello di lavorare per una società di uomini liberi.
Sant’Anna di Stazzema, 12 agosto 2018

Intervento Vincenzo Ceccarelli Assessore Regione Toscana
COMMEMORAZIONE STRAGE DI STAZZEMA
12 Agosto 2018
A distanza di qualche anno torno volentieri in uno dei luoghi simbolo della Resistenza
Toscana e d’Italia, luogo universale. Sono contento che l’accesso sia più agevole anche
con il contributo della Regione Toscana si è migliorata la viabilità per venire al Parco della
Pace (non solo un investimento per la viabilità) ma per la cultura, la pace, la civiltà.
Viviamo tempi complessi, nei quali credo che richiamare i valori che animarono gli italiani
in quelli che furono per migliaia di persone i tragici giorni della liberazione, ma anche per
milioni di italiani gli esaltanti giorni della ritrovata liberà e della nascente democrazia sia un
nostro dovere, ed un nostro ancoraggio.
Sono ormai trascorsi 74 anni dai drammatici giorni di Stazzema, che segnarono
fortemente questa parte della Toscana.
E per questo sentiamo oggi il bisogno di dare nuovo slancio e forza alle celebrazioni
dell’Anniversario della nostra liberazione. Qui mentre ci inchiniamo di fronte a chi ha perso
la vita per la nostra democrazia, e libertà per ridare dignità al nostro popolo.
L’estate del 1944 fu per la Toscana la drammatica stagione delle stragi, che fecero da
preludio alla liberazione. A Sant’Anna di Stazzema, il 12 agosto 1944 fecero irruzione
quattro compagnie di SS della 16° divisione. I nazisti radunarono vari gruppi di abitanti,
trascinandoli fuori di casa per ucciderli. Alla fine le vittime della strage furono 560, per due
terzi donne e bambini.
Questa orrenda carneficina è uno degli episodi più feroci dell’estate del 1944 in territorio
toscano. Ricordo che la nostra regione ha pagato un prezzo molto alto per la conquista
della democrazia e della libertà; 4.461 sono state le vittime degli eccidi nazifascisti,
658 i condannati dal tribunale speciale, un decimo di tutti i danni di guerra, centinaia
i deportati.
Le ragioni di un così alto numero di vittime, a cui devono essere aggiunte diverse migliaia
di morti tra i partigiani, risiedono innanzitutto nella posizione strategica della Toscana.
Dopo lo sfondamento della linea Gustav a Cassino da parte degli alleati e la liberazione
di Roma del 4 giugno 1944, infatti, l’esercito tedesco mise in atto una “ritirata aggressiva”
che aveva come punto fermo il controllo della zona appenninica tosco-emiliana. E fu in
quest’area che si consumarono le rappresaglie delle SS contro i civili inermi.
E’ qui che fu attuata la strategia terra bruciata tesa a separare i partigiani e chi combatteva
dall’aiuto dei civili – dei religiosi della popolazione.
Qui la resistenza fu un fatto di popolo che ne determinò il successo.
Sono 83 i comuni toscani che tra il ‘43 ed il ‘45 subirono l’offesa della violenza
nazifascista e per ciascuna di quelle 281 stragi esistono precise responsabilità che ormai
sono state in buona parte accertate.
Di fronte a questi numeri, sentiamo forte il bisogno di sottolineare il significato della
Resistenza, perché senza memoria storica, senza valori i popoli non hanno futuro.
Le condanne di alcuni dei boia tedeschi che hanno firmato le stragi compiute dalla SS in
terra di Toscana non è solo un piccolo risarcimento in termini di giustizia alle famiglie delle
vittime di quei terribili giorni, ma è soprattutto un atto dovuto. Così come è dovere di tutte
le istituzioni continuare a lavorare per far si che la giustizia possa ancora fare, sia pure con
grande ritardo, laddove possibile, il proprio corso e -soprattutto – per conservare e
trasferire alle nuove generazioni la memoria di quei fatti. Non per covare vendetta ma per
affermare giustizia.
Rievocando oggi quelle drammatiche vicende è giusto e doveroso il sentimento di rispetto,
di umana pietà verso i caduti, verso tutte le vittime della guerra, ma la storia non può
essere riscritta, né può essere falsificata. La storia ci dice che i protagonisti della guerra di
Liberazione, quanti si sono sacrificati in Italia e nel mondo, nella lotta contro il
nazifascismo erano dalla parte della ragione.
Su questo non vi può essere indifferenza, tantomeno morale.
La verità è che 50 anni fa il nazi-fascismo fu sconfitto e nacque la Repubblica fondata sulla
libertà, sulla tolleranza, sulla solidarietà, sul rifiuto della guerra.
Dirò di più. Il sogno nostro, delle generazioni che sono venute dopo i drammatici giorni
della guerra e della Resistenza non può non essere quello che sui valori della nostra
Costituzione, dell’antifascismo si fondi in modo unitario la convivenza sociale e civile
dell’Italia, il suo cammino, lo stesso destino della nuova Europa.
Per questo oggi, proprio per evitare preoccupanti ritorni all’intolleranza e alla
discriminazione, che in questi giorni vediamo crescere pericolosamente, dobbiamo
difendere l’architrave su cui poggiano diritti e valori che abbiamo conquistato. In Italia,
questo architrave, è la nostra Costituzione, con i suoi principi cardine.
Costituzione che è nata in posti come questo ………….per dirla con Calamandrei.
Di certo, la nuova Europa, unita democratica, non potrà nascere fino a quando
continueranno ad esistere spinte a pulizie etniche, il ritorno dell’antisemitismo, i razzismi,
le guerre.
Ed è proprio in questi giorni in cui si fanno strada nuovi nazionalismi, si ereggono muri
anziché costruire ponti, occorre dire con forza che la nuova Europa da costruire deve
attingere proprio ai valori della Resistenza. Perchè il futuro non sta certo nella difesa di
confini nazionali ormai superati dalla storia, bensì in una Europa dei popoli che sappia
offrire ai giovani l’opportunità di mettersi in gioco e di cambiare le cose in meglio. Come
fecero quei loro coetanei di 80 anni addietro, che misero in gioco la propria stessa vita per
difendere ciò in cui credevano.
La nostra Democrazia è come una pianta che ha le radici saldamente piantate nella storia
di quei drammi, non lasciamo che quelle radici si indeboliscano o la pianta della
Democrazia sarà messa a serio rischio. E sarebbe sbagliato pensare che quei diritti e
quelle libertà che furono conquistate a così caro prezzo siano scontate e garantite.
Il rischio è che, chi non ha lottato per conquistare quei beni preziosi, tenda a svilirne
l’importanza, l’essenzialità.
Abbiamo dunque una storia ed una memoria da difendere e da salvaguardare, da
coltivare. Abbiamo il compito di far vivere quei valori e quegli ideali che animarono la
resistenza, tutti i giorni in ogni luogo.
Dicevo dei RIGURGITI RAZZISTI XENOFOBI ….. Papa Francesco ha recentemente
detto: il razzismo è una malattia subdola e latente, ogni tanto riemerge ….. e con essa il
fascismo…...dico io (non permettiamo che ancora una volta possa avvenire
nell’indifferenza).
Dispiace che qualcuno possa oggi aver pensato di abrogare la legge Mancino: Legge che
vuol contrastare la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di
discriminazione razziale etnica e religiosa.
Dispiace che ad avere queste idee sia stato un Ministro della Repubblica.
Bravo Sindaco Verona: ad aver preso l’iniziativa contro quelle proposizioni. Ad aver aperto
l’anagrafe antifascista (al quale ho aderito convintamente assieme ad oltre 40.000
cittadini/e (spero diventino tanti di più).
Chi pensava che razzismo, xenofobia, nazionalismi che storicamente gli hanno fatto da
culla fossero stati annientati dal tempo deve ricredersi.
Oggi non è difficile ponendo l’orecchio a ciò che si dice nei luoghi di lavoro, nel bus, al
mercato, o persino alla casa del popolo, accorgersi che l’”egemonia culturale” basata sui
valori che animarono la resistenza è fortemente erosa dai disvalori dell’egoismo, della
rabbia, del rancore, che a volte annebbiano anche il sentimento di umanità e il senso di
civiltà che mai dovrebbero far pesare ad esempio che il salvataggio di un uomo o di una
donna in mare possa essere condizionata dall’esitazione di dove questo debba poi essere
accolto.
Certo il disagio, disoccupazione, sofferenza non fanno scattare la solidarietà, semmai
l’egoismo, la guerra tra poveri. Se non c’è qualcuno che aiuta a ricondurre la soluzione dei
problemi in un quadro collettivo, di aiuto reciproco, di attenzione a chi è più debole ………
ad uscirne insieme per dirla con Don Milani.
In un quadro di cooperazione istituzionale e di sussidiarietà con il volontariato, la società
civile, non di scontro tra persone, categorie, etnie, stati.
Oggi non è il tempo di stare a guardare di essere indifferenti è di nuovo il tempo di
parteggiare. Non c’è da prendere il fucile in mano ed andare in montagna come fecero i
giovani di allora.
C’è bisogno di un impegno pacifico, civile, culturale che ci aiuti a superare la cattiveria, la
banalità, la divisione che è troppo presente nella politica, nella cultura, nella società.
Parteggiare per una politica saggia, incisiva e giusta che abbia come priorità: il lavoro ad
un giusto salario, pari opportunità nell’istruzione, la progressività fiscale, inclusione sociale
(ad iniziare da chi è ai margini) il superamento delle diseguaglianze.
CHE non soffi sulla frustrazione e la rabbia sociale, CHE non faccia diventare gli immigrati
un’arma di distrazione di massa.
Abbiamo bisogno di guardare alla Resistenza non solo come un fatto storico da ricordare
stancamente con il rischio di cadere nella retorica.
Abbiamo bisogno ed il dovere di ispirarci a quei valori (giustizia, solidarietà, pace) di farli
vivere di applicarli perché non sono solo i valori del passato, ma sono del presente e del
futuro.
Un futuro dove mai più si ripetano le Sant’Anna di Stazzema.
Viva la Resistenza, viva la Costituzione, viva la Pace.
Vincenzo Ceccarelli











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