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[rassegna stampa nazionale]

Il Tirreno, 23 giugno 2005

la sentenza


La storica sentenza del Tribunale militare della Spezia dopo sette ore di camera di consiglio
Dieci ergastoli per il massacro di Sant’Anna
Ma gli ex nazisti delle Ss, tutti ultraottantenni, non sconteranno mai la pena
Fu un’operazione pianificata diretta contro civili e ci fu un ordine preciso
La commozione dei parenti delle vittime

Sommer, colpevole. Schoneberg, colpevole. Sonntag, colpevole. E ancora Concina, Gropler, Richter, Goring, Bruss, Rauch, Schendel: colpevoli. Tutti colpevoli di aver massacrato 560 civili - bambini, donne, vecchi inermi - a Sant’Anna di Stazzema, dove il 12 agosto 1944 erano saliti a cercare partigiani, senza trovarli. In un silenzio afoso, i sopravvissuti - una quarantina in tutto - di una delle più efferate stragi naziste della seconda guerra mondiale, ascoltano il tribunale militare della Spezia pronunciare la condanna attesa per 61 anni: ergastolo alle SS colpevoli del massacro. Dieci ergastoli (in contumacia), più l’obbligo del risarcimento dei danni ai parenti delle vittime e a Comune, Provincia, Regione, Stato che si sono costituiti parte civile.
E anche l’obbligo della pubblicazione della sentenza sui quotidiani, perché si sappia chi ha straziato neonati, donne in stato interessante, anziani usando mitragliatrici, granate e bombe a mano.
Non andranno in galera i dieci nazisti della XVI Panzergrenadierdivision, perché quella pronunciata dal tribunale militare di La Spezia è una sentenza di primo grado. E perché tutti gli ufficiali e sottufficiali della divisione sono ormai ultraottantenni. Ma alla gente di Sant’Anna questo, ormai, poco importa. E poco importa anche che il risarcimento del danno dovrà essere stabilito in sede civile, salvo una provvisionale di 10mila euro concessa a Maria Augusta, Giampaolo e Antonio Augusto Baldassarri, discendenti di don Fiore Menguzzo, medaglia d’oro al merito civile, ucciso dai nazisti alle Mulina di Stazzema con i suoi parenti, per l’aiuto sempre dato ai partigiani.
Quello che importa alla gente di Sant’Anna è la condanna. Il riconoscimento che la strage fu commessa per un ordine preciso. Che la mitragliatrice sulla piazza della chiesa fece fuoco dopo un comando trasmesso via radio. Che le granate nelle case furono gettate con l’intenzione di fare piazza pulita di civili. Non di militari, né di partigiani.
Quello che oggi importa alla gente di Sant’Anna - occhi pieni di lacrime e di madri, fratelli, padri, zii nonni martoriati - è che gli armadi della vergogna si siano spalancati. Non c’è più omertà su una delle stragi più scomode del dopoguerra: oggi si sa che a compierla è stato Gerard Sommer, sottotenente, Alfred Schoneberg caporale, Ludwig Heinrich Sonntag caporale, Alfred Concina sergente, Karl Gropler, sergente, Horst Richter caporale, Werner Bruss, sottufficiale, Georg Rauch luogotenente, Heinrich Schendel sottufficiale e Ludwin Goring, soldato semplice, l’unico ad ammettere di aver fatto fuoco su una ventina di donne, non potendo sottrarsi all’ordine ricevuto.
Si sono aperti gli armadi della vergogna. E l’aver spalancato queste ante - anche se con ritardo - ha innescato un meccanismo inarrestabile di caccia al colpevole: all’inizio di luglio la commissione parlamentare di inchiesta sugli armadi della vergogna (quella sull’occultamento dei fascicoli sui crimini di guerra) sarà negli Stati Uniti a cercare documenti e prove negli archivi americani, finora inaccessibili. La commissione -. conferma l’onorevole diessino versiliese Carlo Carli, uno dei primi a battersi per far luce sulle stragi naziste dimenticate - sarà in Maryland, all’archivio federale americano; quindi si sposterà a Washington per accedere all’archivio dell’Olocausto e, infine, sarà a New York, per indagare sui documenti custoditi nell’archivio dell’Onu sui crimini contro l’umanità.
Ma non finisce qui. Enrico Pieri, presidente dell’Associazione vittime della strage, ha deciso di costituirsi parte civile nel processo che la procura di Stoccarda dovrebbe aprire nei prossimi mesi contro i nazisti che sulle colline versiliesi massacrarono i 560 civili. A rappresentare la gente di Stazzema sarà l’avvocato Gabriele Heinecke, membro del gruppo di lavoro “Distomo”, composto di legali e storici che in Germania da anni si occupa di far aprire i processi e far ottenere risarcimenti per le vittime delle stragi nei paesi occupati dai nazisti, per i deportati e per i lavoratori coatti.
La sentenza di ieri restituisce dignità alla gente di Sant’Anna. Un risarcimento morale. Doloroso. Perché le prime parole - e le prime lacrime - all’uscita dall’aula sono state per chi non c’è più. Per Maria, che a 18 anni è stata assassinata insieme alla bambina di 9 mesi. Per Anna straziata a 20 giorni. Per Raffaello, Enrico, trucidati. «Siamo contenti, sì, della sentenza, per tutti nostri morti. Ma qualcuno può capire quanto abbiamo patito?».



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